mercoledì, Dicembre 11, 2024

Battipaglia. La Cassazione riammette la D’Addario nel processo Escort grazie al prof. avv. Pasquale Rago

E’ battipagliese l’avvocato di Patrizia D’Addario, che denunciò “Le Cene a Palazzo Grazioli” di Silvio Berlusconi.

Le rivelazioni dell’ex presunta escort diedero il via ad un eclatante processo penale nei confronti dell’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, di Sabina Beganovic – conosciuta come Began e detta “L’ape regina” dei party berlusconiani – e di altri imputati. La Corte di Appello di Bari III^ Sezione Penale, con Ordinanza del 19 febbraio 2020 aveva estromesso Patrizia D’Addario quale parte civile nel processo “Escort” di secondo grado.

La Cassazione nella sentenza n. 20365 depositata ieri – 24/05/2021 – dalla Terza Sezione Penale – ha accolto il ricorso dell’avvocato Pasquale Rago.

Ricorso ritenuto dalla Suprema Corte “fondato nel merito e in punto di rito”.

Esclusione considerata “abnorme” perché “priva di alcun aggancio normativo e anzi in palese contrasto con le regole relative alla costituzione in giudizio della parte civile, che non viene meno nel caso in cui sia dichiarato inammissibile l’appello proposto dalla parte civile” che comunque “conserva l’interesse a partecipare al processo di secondo grado, anche solo nella veste di semplice persona offesa dal reato”.

Così l’avv. Pasquale Rago nell’impugnare la prefata Ordinanza del 19/02/2020, ha rimesso in gioco la delicata posizione processuale della sua assistita.

«Ritengo che in questo processo abbia perso la donna, la cui dignità è stata calpestata, perché da accusatrice è diventata l’accusata. Se questo è il sistema – ha dichiarato il prof. Pasquale Rago -, soprattutto in un momento di grave crisi sociale in cui parliamo di violenza in famiglia, di soprusi dell’uomo sulla donna, non avremo più nessuno che denuncia i soprusi subiti anche nell’ambito di queste forme di reclutamento e non solo».

L’attuale pronuncia sarà oggetto di un prossimo giudizio innanzi alla Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo nonché innanzi alla Corte di Appello di Bari alla luce del pregiudizio patito dalla signora D’Addario.

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