Battipaglia. Il Comune nega il permesso di costruire un centro commerciale, con annessi alloggi ed uffici alla Santese costruzioni Srl di Francesco Santese (nella foto), da tutti conosciuto come “don Ciccio”. Si può ben dire che in città dopo e prima della revoca del Piano Urbanistico Comunale non mancano le questioni attinenti l’edilizia. Infatti, sulla “graticola” ci sono ben 20 ricorsi al Tar per la rivendicata lesione di interessi privati, il dibattito sui 7bis e tante altre vicende di titoli richiesti e non accordati prima e dopo le norme di salvaguardia. Nel frattempo l’ente dice no a don Ciccio. “L’intervento si sviluppa su un’area perimetrata dal vigente P.S.A.I. per la quasi totalità in zona R4 (rischio molto elevato) e per la residua parte in zona R3 (rischio elevato); pertanto, risulta incompatibile con la disciplina imposta dagli articoli 10 e 12 del D.lgs. 28/2011, senza tuttavia produrre idonea dimostrazione del rispetto dei parametri di risparmio energetico imposti dalla stessa norma. Per quanto la realizzazione delle attrezzature private d’interesse pubblico, sistemazione a monte nella Tav. 2, insistendo le stesse, in parte, su aree del demanio idrico fluviale, occorre produrre idonea autorizzazione e/o concessione dell’utilizzo delle stesse. Per quanto attiene inoltre il fabbricato commerciale – uffici, lo stesso prevede destinazioni non compatibili con le N.T.A. del vigente P.R.G. per la zona di uso pubblico per attrezzature zonali, in quanto al piano quinto dello stesso risultano essere allocate 4 unità immobiliari destinate a residenza (di servizio e foresteria). Tale destinazione non è contemplata in quelle ammissibili all’interno di detta zona urbanistica. Inoltre, nel calcolo plani volumetrico non risulta essere stata computata la parte relativa alla galleria ed all’area di ristoro site a piano terra”. Queste le motivazioni del diniego a Don Ciccio Santese, comunicate dall’ufficio Suap, con il parere negativo del settore tecnico. Adesso, dopo le osservazioni del noto imprenditore che ha risposto ai quesiti dell’Ente, ma che non sono stati recepiti, Santese avrà 60 giorni per ricorrere al Tar o 120 giorni per rivolgersi al Presidente della Repubblica.