9 aprile 1969: ricorre il 54esimo anniversario della rivolta dei battipagliesi. Morirono Teresa Ricciardi e Carmine Citro. Centinaia i feriti negli scontri con le forze dell’ordine. Dopo la chiusura delle industrie conserviere Baratta e Gambardella – Rago, che per decenni diedero lavoro ad oltre 2000 operai, la minaccia della chiusura del Tabacchificio metteva a rischio il posto per altre 600 persone.
Il primo Governo Rumor, non prese più di tanto in considerazione la questione, sottovalutandola colpevolmente. Le organizzazioni sindacali, con i parlamentari della provincia di Salerno, il sindaco di allora Domenico Vicinanza e una delegazione del Consiglio Comunale erano riusciti ad ottenere un incontro ai Ministeri delle finanze e dell’economia.
In appoggio alla trattativa venne organizzato uno sciopero generale, indicendo un comizio in Piazza della Repubblica, preceduto da un corteo. Alla Prefettura di Salerno nei giorni precedenti la manifestazione era giunta notizia di un probabile blocco delle vie di comunicazioni e furono inviati 120 carabinieri e 170 guardie di pubblica sicurezza, in assetto antisommossa.
La tragica giornata ebbe inizio alle sette del mattino e si consumò in quattro fasi, con una deflagrazione violenta della manifestazione alle ore 17,00.
I primi scontri tra gli scioperanti e la polizia si verificarono alle 7 quando ci fu il blocco autostradale della Napoli – Reggio Calabria.
Alle 9 iniziò la seconda fase: un corteo di 1500 scioperanti, partì da Piazza della Repubblica e giunse alla stazione ferroviaria, contravvenendo ai limiti dell’autorizzazione ricevuta dalla Questura.
Qui ci fu un violentissimo scontro tra operai e forze dell’ordine.
I dimostranti avanzarono, riuscendo prendere possesso dei binari, ci fu il blocco della circolazione ferroviaria.
La città venne circondata: autostrada, strade e stazione furono sbarrate: non si entrava e non si usciva.
Alle 13 e 30 iniziò la terza fase.
120 guardie cercarono di sfondare le barrire dei manifestanti attraversando l’abitato di Bellizzi, ma dovettero desistere per la resistenza messa in campo.
Alle 15,00 di quel 9 aprile 1969 iniziava la quarta fase, la più cruenta.
I dimostranti accerchiarono i poliziotti, costringendoli alla fuga.
La situazione esplose intorno alle 17,00 quando tra la folla inferocita s’è era diffusa la notizia che un mezzo della polizia aveva ammazzato un bambino.
A questo punto precipitò ogni cosa.
Gli scioperanti fecero una vera e propria caccia al poliziotto, assaltarono il Comune, la Pretura e il Commissariato.
Quel giorno morirono Teresa Ricciardi, che affacciata sulla finestra di casa sua stava assistendo all’assalto dei dimostranti – oggi Piazza Aldo Moro – venne raggiunta mortalmente da colpi di arma da fuoco esplosi dalla Polizia. Stessa sorte purtroppo per il giovanissimo Carmine Citro che venne colpito da un proiettile calibro 9 in via Gramsci.