“Primo Levi e Battipaglia”, tutto pronto per l’inizio della quarta edizione. Un progetto nato dalla scoperta che Primo Levi, quando fu catturato, aveva addosso un documento falso di tal Ferrero di Battipaglia, e il milite che lo arrestò era di Battipaglia.
Primo Levi è stato un Partigiano antifascista, il 13 dicembre 1943 fu arrestato dai fascisti in Valle d’Aosta, inviato in un campo di raccolta a Fossoli e, nel febbraio 1944, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in quanto ebreo. Scampato al lager, tornò in Italia, dove si dedicò con impegno al compito di raccontare le atrocità viste e subite.
La sua opera più famosa, di genere memorialistico, è Se questo è un uomo, in cui racconta le sue esperienze nel campo di concentramento nazista; il libro è considerato un classico della letteratura mondiale. Laureato in chimica, in molte sue opere appaiono riferimenti diretti e indiretti a questa branca della scienza[4].
Nel 2020 è stata concessa a Primo Levi la cittadinanza onoraria di Battipaglia alla memoria e da allora lo scrittore
torinese viene celebrato con appuntamenti dedicati. Primo Levi e Battipaglia è un giovane progetto che ha già visto, nel tempo, incontri con Giovanni De Luna, Paolo Di Paolo, Marianna Esposito, Antonella Fimiani, e ha istituito un “Fondo Levi” che può vantare la rarissima prima edizione di “Se questo è un uomo” edita dalla casa editrice De Silva nel 1947.
Il primo appuntamento per la IV edizione prevede:
12 dicembre 2023 – a Palazzo di Città, Piazza Aldo Moro, alle ore 20.00, incontro con Carlo Greppi, autore di uno dei libri più sorprendenti del 2023, già tradotto in molte lingue, dal titolo “Un uomo di poche parole. Storia di Lorenzo, che salvò Primo” edito da Laterza. Lo storico e scrittore parlerà di Primo Levi e di Lorenzo Perrone, muratore piemontese che viveva fuori dal reticolato di III-Monowitz grazie al quale il futuro scrittore, nel lager di Auschwitz, poté compensare la malnutrizione del lager e comunicare con la famiglia.
Un uomo povero, burrascoso e quasi analfabeta che, per sei mesi, rischiò la vita per occuparsi del suo giovane amico. Carlo Greppi illuminerà la loro amicizia straordinaria che, nata all’inferno, sopravvisse alla guerra e proseguì in Italia fino alla morte struggente di Lorenzo nel 1952, piegato dall’alcol e dalla tubercolosi. Primo Levi non lo dimenticò mai: “[…] io credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi; e non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avermi costantemente rammentato, con la sua presenza, con il suo modo così piano e facile di essere buono, che ancora esisteva un mondo giusto al di fuori del nostro, qualcosa o qualcuno di ancora puro e intero […]”. In sua memoria, Primo Levi chiamò i suoi figli Lisa Lorenza e Renzo.