Si restringe la platea del reddito di cittadinanza: non solo non potranno usufruire gli stranieri, ma, secondo alcune indiscrezioni , anche gli italiani che hanno una casa di proprietà. ESCLUSI GLI STRANIERI – Per far partire dal prossimo anno la misura, e innalzare le pensioni minime, servirebbero circa 10 miliardi che il governo non sa dove prendere. Il primo taglio per permettere ai conti dello Stato di essere possibilisti sull’inserimento del reddito di cittadinanza ha già riguardato gli stranieri: la misura previdenziale sarà soltanto per i cittadini italiani. Così facendo, si andrebbero a escludere un buon 30% della platea delle persone in condizione di povertà che rientrerebbero nel campo di applicazione del reddito di cittadinanza. Anche se, poi, bisognerà far fronte con l’eventuale incostituzionalità del provvedimento.ESCLUSO CHI HA LA CASA DI PROPRIETA’ – Ora c’è di più: le persone che hanno nel loro patrimonio una casa di proprietà, infatti, sarebbero esclusi a priori dalla distribuzione del reddito di cittadinanza, ovvero da quei 780 euro al mese che lo Stato vorrebbe garantire loro. DOVE SI TROVANO I SOLDI – I tecnici stanno dunque studiando le ipotesi per mettere insieme la riforma della Fornero su cui spinge Salvini e il sostegno targato M5s. Sostegno che rischia di essere modificato profondamente. Per dare un aiuto fino a 780 euro ai 5 milioni di poveri assoluti nel nostro Paese servirebbero 15 miliardi di euro per il governo, mentre per l’Inps ne servirebbero 35. Dunque per poter davvero trovare i fondi per il reddito di cittadinanza, come riportato dalla Stampa, si iniziano ad escludere categorie di soggetti. Si cercano dunque altre risorse per finanziare la misura, dato che anche qualora si arrivasse a un improbabile 2,4% di deficit ci sarebbero soltanto 10 miliardi da dividere tra Lega e Cinque Stelle (al netto delle clausole di salvaguardia e delle spese indifferibili). L’ipotesi più realistica per ora è quella di assorbire il reddito di inclusione “guadagnando” 2,5 miliardi. Al ministero stanno poi valutando se mettere mano alla Naspi, il nuovo assegno di disoccupazione da 1,5 miliardi e i tecnici insistono su una rimodulazione degli 80 euro voluti da Renzi, un’ipotesi che non piace al governo ma che potrebbe portare fino a 10 miliardi.